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A JOY STORY: JASON GRIFFIN E IL SUO FULL THROTTLE

È l’unico para-atleta ad aver mai gareggiato nell’AMA Pro Flat Track. Ora Jason Griffin è pronto a conquistare il mondo con il suo nuovo Scrambler Full Throttle.

He says that everyone has their own purpose in this life. If this is true, then Jason Griffin’s one must be to redefine the perceptions of possibility. He lost his right arm when he was two years old and his brother when he was thirty. Yet he never slowed down. Motorcycles are part of Jason’s DNA, and it was racing that helped him and his family overcome every difficulties.

Jason started his career in 2005. He won several championships locally and then nationally at the AMA Daytona Winter Nationals. He was also member of an elite-level paracycling team based in Greenville, SC, and for twice he was invited to stay at the Olympic training camp. He is the only licensed Pro para-athlete to ever compete in AMA Pro Flat Track.

Since a few weeks he is also a Scramblerista, as we like to call those people who not only possess a Ducati Scrambler, but also embody the real spirit of the Land of Joy. Which is something that Jason Griffin has really plenty of, and the reason why he’s the perfect person to connect to during these troubled days.

Hi Jason, it’s great to have you chatting with us and letting us know about your story. Let’s start our conversation with a few questions about the bike.

How did you meet with the Ducati Scrambler?

At the beginning of February I was racing the Super Hooligan at The One Moto Show in Portland, Oregon. I spent some time with Jordan Graham – great guy, fantastic racer – who started raving about the Ducati Scrambler. He had one there and I went to see it. I took pictures of every single part, of all the geometry. When I went back home I played other pictures out, I studied it and said “Well, this bike looks awesome!”. So when after a few days Jordan told me that Brad Spencer, the winner of X-Games 2019, had another one for sale, I called Brad and bought it from him.

E poi?

E poi arriva la parte più bella. Brad ed io viviamo a più di 3.000 miglia di distanza l’uno dall’altro. Nemmeno ci conoscevamo. Ma abbiamo iniziato a lavorare insieme al telefono, con videochiamate, di giorno e di notte, per diverse settimane, perché Brad voleva che tutto fosse perfetto al momento della consegna. Gli ho fatto cambiare un po’ di cose, a partire dall’acceleratore, perché devo far girare la manopola in avanti. Gli ho fatto anche tagliare il manubrio, altrimenti gli altri motociclisti mi urtano. Infine accorciare il forcellone, togliere un po’ di materiale, mettere la gomma da 19″.

E quando hai avuto finalmente la moto?

A marzo, alla Mint 400, l’equivalente di “Paura e delirio a Las Vegas” per le gare off-road. Me l’hanno portata e… Cavolo, Brad Spencer ha davvero messo tutto il suo cuore e la sua anima in quella moto!

Cosa ti piace di più del tuo nuovo Scrambler Full Throttle?

Tutto. È talmente fantastico che la settimana scorsa ne ho quasi comprato un altro! È incredibilmente versatile! La coppia è super scorrevole. Le sospensioni ti permettono di andare dove vuoi, nei boschi, nel deserto, al distributore di benzina. Puoi farci davvero tutto!

Quindi ne sei piuttosto felice.

Decisamente! Ho sempre ammirato le Ducati ma non ne avevo mai posseduta una. Questa è la mia prima, e posso dire che è soltanto l’inizio!

Parliamo un po’ del flat track. Perché secondo te sempre più persone si appassionano a questo mondo?

Sì, il flat track è in grande crescita! Credo che molto dipenda da questa sensazione di sentirsi parte di una grande famiglia. Prima e dopo la gara ci divertiamo tutti insieme, beviamo e mangiamo insieme, condividiamo consigli e trucchi per le moto anche tra ragazzi di squadre diverse. E poi ci sono un sacco di persone di grande talento. Piloti che riescono a far fare alla moto tutto ciò che vogliono. Infine, col flat track puoi fare tutte le modifiche che vuoi alla tua moto. Ognuno se le costruisce in modo sempre diverso. Anche questo mi piace molto.

Quindi, come flat tracker, preferisci di più sporcarti le mani lavorando sulla moto o guidandola?

Oh no, mi piace proprio tutto. Sono stato anche promotore di flat track per 10 anni. Poi abbiamo fondato il nostro team qui. Avremmo potuto essere molto più veloci, ma vincere non è mai stato una priorità per noi. È sempre stato più una questione di famiglia. Quando però ho preso la patente da professionista ho capito che avrei dovuto essere intelligente. Così ho lavorato con i ragazzi sulle sospensioni, sulla geometria e su altre cose per rendere la guida più confortevole. Tra gli altri piloti c’è così tanto talento che basta un chilo di pressione d’aria in più per fare la differenza tra vincere e perdere. Il setup è importante, ma io mi sono sempre sentito prima di tutto un corridore.

“Quando ho vinto il mio primo campionato mio padre ha avuto un infarto. Gli ho detto: Rilassati che presto ne vinceremo un altro!”

Sembra quasi che tu abbia dei superpoteri!

I miei genitori non mi hanno mai detto che avevo un handicap. E non facevano altro che spingere, spingere, spingere. Ecco perché so andare a una sola velocità, quella massima. Mentre correvo ho preso una laurea e due master. Studiavo anatomia, andavo a fare le qualifiche, tornavo a casa, “Papà, prepara le moto!”, “Mamma, prepara i panini!”, studiavo biologia, facevo halfpipe nel mio cortile e così via. Si riesce a fare tutto, basta seguire un programma serrato!

E mantenersi in forma. Come ti tieni allenato?

Quando ho iniziato a fare Flat Track ho iniziato ad andare in palestra. Ma il Flat Track ti permette di essere veloce anche con qualche anno in più. Brad Spencer ha vinto la medaglia d’oro agli X-Games quando aveva 60 anni. Senza nemmeno sudare! Io credo di giovarmi ancora oggi delle giornate da paraciclista: andavamo in bicicletta sei giorni a settimana, ci prendevamo cura della nostra alimentazione, andavamo all’Olympic Training Center per aumentare la nostra forza muscolare. Anche essere un insegnante di biologia mi aiuta molto. Il corpo umano è qualcosa di veramente straordinario!

Come ci si sente ad essere un’ispirazione per gli altri? È qualcosa a cui pensi?

Una volta un amico mi disse: “Il giorno peggiore della tua vita può diventare la cosa migliore che ti sia mai capitata”. E io ci credo. Ho sempre reagito, in ogni situazione. Mio padre mi diceva sempre: “Devi essere forte, ragazzo!” Io non credo di essere così bravo. Ma sono determinato.

Sono caduto infinite volte, ho distrutto moto ogni settimana. Ma non ho mai mollato, sono sempre andato avanti.

Essere un riferimento è qualcosa di cui non mi è mai importato molto. Poi una volta sono andato a Daytona per il Bike Week. La gente è impazzita. Sorridevano tutti. È stato allora che ho capito di aver l’opportunità di raggiungere molte persone. E se in qualche modo ho la possibilità di aiutare qualcuno, io lo farò.

E come pensi di farlo? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Ho appena avviato un’organizzazione no-profit: la Jason Griffin Racing Foundation. Vogliamo istruire le persone, diffondere un sacco di gioia. A Greenville c’è lo Shriners Hospital, un luogo che offre cura e assistenza gratuita a bambini con diverse disabilità. Andremo lì dentro e diremo a tutti che anche loro hanno i superpoteri, che possono fare praticamente tutto quello che vogliono se si impegnano a fondo.

E con la tua moto?

Ho intenzione di salire sul mio Scrambler Ducati e conquistare il mondo! Voglio venire in Italia, un paese di corse, dove la gente è orgogliosa e appassionata. Nelle scorse settimane ce ne siamo accorti tutti: non siamo fatti per stare isolati, vogliamo stare insieme, essere connessi. Insieme possiamo raggiungere tante persone e farle sorridere. E non c’è niente al mondo più potente di un sorriso!